Cronaca

Appello ‘Jonny’, chiesta conferma condanna per don Edoardo Scordio

CATANZARO – Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio, applicato come sostituto procuratore generale, ha chiesto la conferma di tutte le condanne comminate con rito ordinario in primo grado, nell’ambito del processo di appello Jonny contro le cosche di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Chiesta la conferma della pena a 14 anni e 6 mesi di reclusione per don Edoardo Scordio, l’ex parroco nella chiesa di Santa Maria Assunta (o ad Nives) di Isola accusato – insieme al governatore della confraternita Misericordie del luogo, Leonardo Sacco (condannato a 20 anni di reclusione nel processo d’appello proveniente dall’abbreviato) – di essere il gestore di fatto della confraternita.

Attraverso la Misericordia, ente gestore dei servizi resi al centro di accoglienza dei migranti di Sant’Anna, Scordio e Sacco, secondo l’accusa, avrebbero accumulato immense risorse distratte in favore della bacinella della cosca. Sarebbero circa 32 i milioni di euro distratti dal loro uso, ossia l’assistenza ai migranti, e finiti nelle tasche del clan Arena grazie ai raggiri dei vertici della Misericordia. Tramite la confraternita, per la Dda di Catanzaro, le cosche avrebbero acquisito il controllo delle forniture e dei servizi di assistenza ai migranti ospitati nel centro.

Allo sfruttamento dell’emergenza migranti, grazie al parroco Scordio e con la connivenza del vertice della confraternita della Misericordia di Isola, per l’accusa, erano legati anche i gestori del servizio mensa al Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto: Domenico e Pasquale Poerio (condannati in primo grado rispettivamente a 12 anni e 5 anni e 8 mesi), Aurora Cozza (5 anni), Maria Lanatà (6 anni, 6 mesi).