Cronaca

In pochi al sit in contro le attività Eni a Capocolonna: chiesto di fermare lavori (video e foto)

CROTONE – C’erano più turisti in visita al museo ed al parco archeologico di Capocolonna che cittadini di Crotone a protestare contro le attività di Eni sul promontorio Lacinio. Un manipolo di persone che sabato mattina ha stazionato per circa un’ora davanti ai cancelli del Cluster Linda situato a un centinaio di metri dall’ultima colonna rimasta del tempio di Hera Lacinia. Pochi, pochissimi a dirla tutta rispetto ai tanti a cui piace usare i social per urlare il dissenso. L’idea del sit-in – promosso da Arci, Italia Nostra e Paideia – è nata per porre l’attenzione istituzionale ed anche della magistratura su quello che accade nel sito di estrazione del metano posto sulla terraferma. La versione ufficiale di Eni – riportata nei giorni scorsi dal sindaco di Crotone, Vincenzo Voce – è che si sta procedendo ad attività manutentive del pozzo, mentre il timore dei cittadini è che si stia lavorando per riprendere le estrazioni (il pozzo Linda non era produttivo) con il pericolo di rendere ancora più fragile la situazione geologica già compromessa della zona.

Nel 2002, come è stato ricordato nell’edizione deil Crotonese del 13 ottobre scorso – ci fu una situazione simile. Anche allora il permesso fu accordato per opere di manutenzione, ma quando si accorsero che la manutenzione consisteva nella sostituzione della condotta sotterranea, anche con l’utilizzo di microcariche esplosive, scoppiò il putiferio. Comune e Soprintendenza fecero marcia indietro sulle autorizzazione, il Ministero inviò un ispettore a Capocolonna, la Procura fece altrettanto con il Nisa fino ad apporre i sigilli al cantiere. Oggi la storia si ripete con la consapevolezza che, con la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina e la situazione calda in Medio Oriente, anche una sola goccia di gas nel territorio deve essere estratta. E questo dà mano libera alla multinazionali come Eni che, è palese, non si ferma per un sit in di poche persone. Come sempre i tanti che si indignano pigiando sulla tastiera sono rimasti a casa o sono andati in spiaggia vista la bella giornata di sole. Tuttavia la protesta, anche se di pochi, c’è stata e va tenuta in considerazione perché punta a difendere un’area di assoluto pregio storico (“Trivelle sulla storia e sul futuro di Crotone, difendiamo Capocolonna ed i nostri beni comuni” era lo slogano scritto su uno striscione), ma anche perché rivendica il diritto a sapere cosa si fa sul territorio. “Non riteniamo accettabile la costruzione di un ulteriore impianto di trivellazione in un’area già martoriata dal punto di vista paesaggistico e naturalistico come quella crotonese” avevano scritto le associazioni promotrici del sit in. Un concetto ribadito anche nel corso dalla protesta alla quale hanno anche aderito, solo firmando il documento di protesta, le sezioni di Italia Nostra di Casabona, Cirò, Soverato, Guardavalle, Alto Tirreno Cosentino, Vibo Valentia, Lamezia e Catanzaro, il Gruppo archeologico krotoniate, Trashchallenge Kr e Movimento per la difesa dei diritti dei cittadini. Presenti anche rappresentanze del Pd e di Legambiente, i consiglieri comunali Enrico Pedace, Iginio Pingitore e Fabrizio Meo, l’ex onorevole Elisabetta Barbuto.