Cronaca

Processo per il naufragio di Cutro, imputato scrive ai giudici: sono innocente

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CROTONE – Ha lanciato una penna verso i giudici del collegio penale di Crotone ed urlato “sono innocente”. Protagonista dell’accaduto durante l’udienza del 23 gennaio, è stato Sami Fuat, turco di 50, uno dei tre imputati al processo contro i presunti scafisti del naufragio di Cutro. Il presidente del collegio penale, Edoardo D’Ambrosio, lo ha avvertito che altre intemperanze avrebbero causato il suo allontanamento dell’aula. Nelle scorse settimane Fuat, come ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Martina La Vecchia, ha anche scritto una lettera ai giudici. “Da dieci mesi – si legge nella missiva scritta in turco – sono detenuto ingiustamente. Questa situazione mi pesa enormemente, poiché sono consapevole della mia innocenza. Non esitate a esaminare tutte le prove disponibili. Se trovate qualcosa che dimostra la mia colpevolezza, siete liberi di agire come meglio credete”.
Fuat, che in Turchia ad Izmir aveva un’impresa di pulizie ed ha scritto anche un romanzo dal titolo “Amante del mare”, chiede ai giudici: “Evitate di fare accuse infondate e oscure. Ho già affrontato quattro diverse accuse, ognuna accompagnata da decisioni che mi sono state notificate. Queste accuse includono i ruoli di capitano, primo ufficiale, organizzatore. La mia salute è compromessa, il mio cuore mi fa soffrire. Non ho consultato un medico, poiché sono convinto che la cura per la mia malattia risieda in me stesso. In questi momenti difficili, cerco di placare il fuoco nel mio cuore bevendo acqua ghiacciata. Vi prego, non siate la causa della mia scomparsa. Nel mondo ci sono ancora persone che amo”.
A margine del processo l’avvocato La Vecchia ha spiegato che Fuat viveva a Izmr e che “sostiene di aver deciso di partire per l’Europa per le difficoltà dal punto di vista politico. Stava andando dal fratello in Francia e gli aveva spedito una copia del libro per farlo tradurre in francese e venderlo lì. Ci sono annunci che lui ha messo sui social per vendere le auto e con il ricavato ha pagato il viaggio ai trafficanti in Turchia”.