Sanità

Medici cubani all’ospedale: qui a Crotone le diffidenze sono subito sparite

Parla il dottore Ivan Martinez, pediatra e coordinatore dei medici cubani che da dieci mesi lavorano all'ospedale di Crotone in 'soccorso' della sanità calabrese che non riesce a trovare professionisti

Ivan Martinez

CROTONE – “Ma lei è il pediatra cubano? Grazie dottore, grazie per aver aiutato mia figlia”. Irrompe così, casualmente, la voce di un crotonese a spasso sul lungomare nel mentre, seduti al Bar Giorgio, stiamo intervistando il dottore Ivan Martinez, pediatra e coordinatore dei medici cubani che da dieci mesi lavorano all’ospedale di Crotone in ‘soccorso’ della sanità calabrese che non riesce a trovare professionisti.
“Siamo venuti qui per l’emergenza medica della Calabria su richiesta del vostro presidente Occhiuto dice Martinez -. Noi se possiamo aiutare aiutiamo, non guardiamo alla politica o alla religione. A Cuba il nostro leader Fidel Castro aveva puntato sulla formazione di specialisti in vari settori tra cui la medicina per aiutare i paesi del terzo mondo. Quando è arrivata la richiesta di medici dall’Italia pensavano fosse una fake news”.
Invece, era purtroppo vero. I problemi della sanità pubblica sono simili in tutta Italia, ma la Calabria per risollevarsi da una situazione ancora più grave ha avuto il coraggio di chiedere sostegno rivolgendosi a chi da sempre porta aiuto con i suoi medici.
“Io ho lavorato in Africa e Centro America – racconta il dottore Martinez -. Ci ha spinto ad accettare l’aspettativa di miglioramento professionale. Era la prima volta che a chiederci aiuto non era un paese del cosiddetto terzo mondo, ma un paese tra i più importanti a livello economico al mondo. Naturalmente abbiamo subito accettato perché se è vero che la formazione professionale medico scientifica a Cuba è di altissima qualità, è altrettanto vero che il livello economico del Paese è da terzo mondo”.

Parte del team

Così sono arrivati in Calabria 274 medici da Cuba che, con le loro capacità, hanno superato ogni diffidenza. A Crotone sono ventinove i medici che lavorano nei vari reparti del ‘San Giovanni di Dio’, diciassette di loro ci sono da dieci mesi: “All’inizio non è stato semplice, ora però ci sentiamo parte della squadra sanitaria. È importante stare bene con il team, perché sì lavora meglio e di più. L’esperienza finora è straordinaria con un interscambio professionale e culturale importantissimo. Quello che ci ha colpito è la familiarità e l’amicizia che si è creata subito nei reparti. A Crotone ci stiamo trovando bene. La città è gradevole, abbiamo molti amici, tante persone ora ci riconoscono. Il modo di vivere è molto simile a Cuba perché Crotone non è una grande città, le persone si conoscono tutte. Posso dire che ora è come se fossimo qui da tanto tempo. La gastronomia è perfetta anche se la vostra colazione è troppo dolce, ma pasta, pizza sono insuperabili. Al mio compleanno abbiamo fatto una festa con i colleghi ed io ho cucinato il maiale secondo la ricetta tradizionale cubana: anche quello è uno scambio culturale”.

Empatia con i pazienti

Il medico pediatra evidenzia anche il rapporto creato con i pazienti: “Non lo nego, prima c’è stata diffidenza, ma è sparita subito. Il paziente per noi è un amico, una persona che poi posso conoscere durante la sua vita. Noi siamo medici e ci importa la salute della gente, ma anche dei suoi sentimenti. Ci piace creare empatia con le persone, parlare con loro: ritengo che il metodo diagnostico clinico senza usare troppe tecnologie sia importante per far sentire il paziente accolto, ascoltato. Una signora di Crotone mi ha dedicato un post su facebook per ringraziarmi dell’affinità, ha scritto proprio così, che da medico avevo trovato con la figlia”.

La lontananza

Il pediatra Ivan Martinez si emoziona quando gli si chiede del suo Paese: “A Cuba ho la mia famiglia, mia moglie e quattro figli. Mi mancano tanto. La lontananza si sente quando non puoi esserci ai compleanni o alle feste. Facciamo le videochiamate, spesso mostro ai miei figli il reparto, i colleghi e gli infermieri con cui lavoro qui. Se il contratto, che per ora è di un anno, proseguirà come pare sia, vedremo se potranno venire. Intanto, mia figlia sta imparando l’italiano, il suo sogno è di venire qui. Mio figlio ha fatto ricerche su internet ed ha visto che qui a Crotone ha giocato la Juventus, per la quale tifiamo. Qui c’è questo bel mare, ci sono persone gentili, c’è sicurezza. Il sogno si sta avverando”.

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