Sanità

Romolo Hospital senza accreditamento: cento dipendenti a rischio chiedono intervento Prefetto

Revocato nell'agosto dello scorso anno, è stato riavviato l'iter ma i commissari per il piano di rientro non firmano

romolo hospital

CROTONE – Non c’è solo la vertenza dell’Abramo customer care, ancora molto lontana da una soluzione per i mille dipendenti che vi lavorano, alla quale sono chiamate a dare risposte le istituzioni. Un’altra crisi occupazionale deflagrata in queste ore, sebbene la vicenda vada avanti ormai da molti mesi, è quella della casa di cura Romolo Hospital, che vede un centinaio di dipendenti privati dello stipendio dall’agosto dello scorso anno ma che ora rischiano di perdere il posto definitivamente per quello che definiscono niente più che un cavillo burocratico. Dopo le vicende giudiziarie che hanno interessato la struttura sanitaria, infatti, la struttura commissariale ha revocato l’accreditamento al Romolo Hospital che pertanto ha dovuto riavviare l’iter procedurale di autorizzazione e accreditamento ma continuando ad erogare le prestazioni all’utenza. Iter che a questo punto è stato completato ma non ancora firmato, secondo quanto denunciato i dipendenti del Romolo in una nota inviata al presidente della Regione Roberto Occhiuto, ai sub-commissari ad acta del piano di rientro, al direttore del dipartimento Salute e per conoscenza al commissario dell’Asp di Crotone Brambilla.

Nota nella quale ricordano che la casa di cura è “impegnata da oltre 20 anni nell’assistenza dei pazienti con patologie urologiche ed uro-oncologiche rappresentando un presidio che da solo garantisce l’erogazione di oltre il 50% delle prestazioni urologiche della regione Calabria. Parliamo di volumi ti ricoveri che superano i 2000 casi annui, concorrendo quindi all’abbattimento della mobilità passiva regionale e garantendo una significativa attrattività extra regionale”.

La mancata firma dell’accreditamento ha creato una situazione insostenibile con “l’impossibilità di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali (oltre 100 unità) con gravi ripercussioni sul tessuto sociale del territorio e in considerazione dell’impossibilità di garantire in tempi certi l’offerta di cura e assistenza a pazienti che non possono più rinviare la loro presa in carico”. Da qui l’appello alla Prefettura di Crotone ad interessarsi della vicenda con l’insediamento del tavolo di crisi”.