Sicurezza sul lavoro

Bracciante morto a Strongoli, Flai Cgil: le alte temperature non si imbrigliano in un range orario

Il sindacato chiede di valutare specifiche misure di prevenzione e cassa integrazione nel caso si superino i 35 gradi centigradi

caldo in agricoltura

Dare una maggiore importanza alle conseguenze che le alte temperature possono avere sui lavoratori e che si vengano adottate ulteriori strategie, oltre alle ordinanze regionali, per rendere il lavoro più sicuro. E’ quanto chiedono Flai Cgil Calabria e Flai Cgil Area Vasta esprimendo “profondo cordoglio” per la morte del bracciante rumeno Constantin Lupu di 42 anni, avvenuta a Strongoli giovedì 18 luglio a seguito di un malore mentre era intento a raccogliere pomodori in un’azienda crotonese. L’uomo era regolarmente assunto e stava lavorando nel rispetto dell’ordinanza regionale che vieta il lavoro dalle 12.30 alle 16 con le alte temperature.

La Flai Cgil a questo proposito evidenzia: “Le alte temperature di questi giorni non sono imbrigliabili in un range orario. Ecco perché riteniamo opportuno che le aziende ricorrano alla Cassa integrazione per eventi meteo – CISOA per gli operai agricoli a tempo indeterminato. Le imprese possono richiedere all’Inps il riconoscimento della Cassa integrazione per eventi meteo quando il termometro supera i 35° centigradi e in caso di temperature anche inferiori ai 35° ma “percepite” come elevate (es: particolari lavorazioni, elevato tasso di umidità)”.

Secondo il sindacato è “importante l’adozione di misure di prevenzione che riducano al minimo i rischi dovuti alle ondate di calore che possano incidere negativamente sullo svolgimento dell’attività lavorativa, provocando conseguenze importanti sulla salute, malesseri o anche infortuni. Necessario è informare i lavoratori sugli effetti del calore, controllare temperatura e umidità, predisporre aree di riposo ombreggiate, organizzare orari e turni di riposo, mettere a disposizione acqua fresca, evitare lavori isolati”.

Flai Cgil Calabria e Flai Cgil Area Vasta ricordano che “particolarmente esposti al rischio in questione sono i lavoratori che svolgono l’attività lavorativa all’aperto, come avviene in agricoltura e nella manutenzione del verde e coloro che sono impegnati in ambienti chiusi senza ventilazione adeguata. Da valutare i fattori di rischio, dalle ore notoriamente più calde alle mansioni che richiedono attività di intenso sforzo fisico, l’ubicazione del luogo di lavoro, le caratteristiche di ogni lavoratore come l’età, lo stato di salute e il genere”.

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