Crotone

Bancarotta Soakro, il Tribunale infligge 14 condanne ad amministratori, dirigenti e sindaci della società idrica

Una sola assoluzione a conclusione del processo durato quattro anni. Pene dai sei a 1 anno e 4 mesi di reclusione

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CROTONE – Quattordici condanne ed una sola assoluzione. Questa la decisione assunta dal collegio penale del Tribunale di Crotone presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio nella tarda mattinata di martedì 10 settembre a conclusione del processo scaturito dal crac Soakro, la società che aveva gestito il servizio idrico e di depurazione in città e in diversi comuni del crotonese fino al gennaio 2016, quando venne dichiarata fallita lasciando un buco quantificato in 49 milioni di euro. Sul banco degli imputati amministratori, dirigenti e sindaci che fino a quella data avevano gestito la società, nei cui confronti sembrava che il processo si sarebbe chiuso già all’udienza preliminare celebrata nel giugno 2018 con un proscioglimento di tutte le persone alla sbarra, così come aveva chiesto il procuratore della repubblica Giuseppe Capoccia al termine della sua requisitoria.
Di avviso diametralmente opposto il gup Romina Rizzo che invece aveva disposto il rinvio a giudizio dei quindici imputati
accusandoli di aver portato alla bancarotta la società. Una tesi che, al termine di un processo durato quattro anni, ha evidentemente convinto i giudici del collegio penale che hanno pertanto inflitto condanne a pene che non si discostano molto dalle richieste avanzate dal pm Alessandro Rho e assolvendo una sola persona, Luigi Paciello. Assoluzioni e prescrizioni anche per alcune accuse di falso e abuso d’ufficio, prescrizione per Carnè e Liguori previa riqualificazione della bancarotta fraudolenta in bancarotta semplice.
Domenico Capozza, all’epoca presidente della Soakro, è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di reclusione; Umberto Marrami, ex amministratore e consulente della società, a 4 anni e 4 mesi; gli ex componenti del consiglio di gestione Felice Benincasa e Rita Procopi, a 3 anni di reclusione ciascuno; Silvia Modesto e Francesco Benincasa (attuale sindaco di Strongoli) a 2 anni ciascuno con pena sospesa; Giovanni Carnè, ex presidente del consiglio di sorveglianza, è stato condannato a 6 anni di reclusione, mentre gli altri ex componenti del consiglio di sorveglianza Raffaele Villirillo, Antonio Strancia, Giuseppe Serravalle e Marianna Caligiuri (già sindaco di Caccuri) a 3 anni ciascuno. L‘ex di rettore generale di Soakro Francesco Sulla è stato condannato a 4 anni e 5 mesi; all’ex direttore amministrativo Michele Liguori sono stati inflitti 6 anni e all’ex direttore tecnico Ettore Scutifero 1 anno e 4 mesi.
Secondo la ricostruzione accusatoria, amministratori e funzionari avrebbero appostato nei bilanci della società una serie di crediti vantati nei con fronti di Sorical, relativi alla differenza tra il costo dell’acqua preteso dalla società regionale e quello che, invece, Soakro riteneva di doverle corrispondere. Crediti che – a detta del pm Rho – non sarebbero mai esistiti. Soakro insomma sosteneva di pagare l’acqua alla Sorical ad un prezzo molto superiore a quello in cui la rivendeva agli utenti.
Tariffe che, di conseguenza, avrebbero fatto gonfiare il debito di
Soakro fino alla cifra monstre di 35 milioni di euro, debito che sarebbe derivato anche dalle famigerate perdite di sistema, non addebitabili alla Soakro che non era proprietaria delle reti idriche ma di cui Sorical pretendeva ugualmente il pagamento.
Anche per questo il procuratore Capoccia, ricostruendo nella sua requisitoria all’udienza preliminare l’intero contesto regionale in cui erano maturate le vicende della Soakro, lo aveva definito “un contesto malato all’interno del quale, però, la società crotonese ha finito per essere nient’altro che un capro espiatorio destinato sin dall’inizio al sacrificio”.