Processo

Naufragio Cutro, rigettata richiesta perizia psichiatrica su imputato

No alla istanza presentata per Sami Fuat. Nel corso dell'udienza ha testimoniato uno degli scafisti già condannati in abbreviato

naufragio di Cutro OK

CROTONE – “I due pakistani erano i responsabili dei passeggeri, ma erano anche loro passeggeri”. Sono le parole pronunciate nel corso del processo davanti al Tribunale di Crotone da Gun Ufuk, il cittadino turco condannato a 20 anni di reclusione per il naufragio nel procedimento con rito abbreviato. Ufuk è stato sentito come testimone della difesa di Sami Fuat, turco di 51 anni, uno dei tre imputati al processo con rito ordinario che si sta svolgendo a Crotone. Con lui alla sbarra ci sono anche Khalid Arslan, di 26 anni, e Hasab Hussain, di 23 anni entrambi pakistani.
Una udienza iniziata con la richiesta dell’avvocato Teresa Palladini al collegio penale presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio di perizia psichiatrica per Fuat: “Non riesco a fargli comprendere rischio che sta correndo – ha detto il legale -. Ho chiesto se vuole dare spontanee dichiarazione e mi ha detto che ballerebbe”. Il Tribunale, però, anche in base all’opposizione del pm, Pasquale Festa, ha rigettato la richiesta per “assoluta carenza di documentazione medica”.

Lungo e difficile, per la difficoltà nella comprensione e nella traduzione dall’italiano al turco e viceversa, l’interrogatorio di Gun Ufuk. Il turco, come aveva confessato durante il processo abbreviato, ha ribadito di essere stato a bordo della Summer Love come meccanico per non pagare il viaggio. Rispondendo alle domande dell’avvocato Palladini ha spiegato: “Ho conosciuto Sami Fuat sulla Summer love quando siamo partiti da Izmir per andare in soccorso della prima imbarcazione che era in avaria dove c’erano gli altri migranti”. Ufuk ha escluso che Fuat fosse uno degli scafisti: “Stava seduto dietro senza fare nulla e non parlava con i passeggeri perché non comprendeva la loro lingua. Non ha mai dato ordini ad alcuno, parlava con noi perché era la stessa lingua. Mi ha raccontato di essere uno scrittore e che voleva andare in Francia dal fratello”. Gun Ufuk ha anche spiegato di aver saputo da uno dei trafficanti che Sami Fuat aveva pagato il viaggio ad uno dei trafficanti che poi salì sulla Summer Love per condurla a soccorrere la barca in avaria.

Il pm Pasquale Festa ha invece chiesto a Gun Ufuk chiarimenti sulla posizione dei due pakistani. “La barca la guidavano Mohamed Abdessalem (condannato a 20 anni per il naufragio) e Guler Bayram (deceduto a Steccato di Cutro) che si alternavano. I due pakistani erano responsabili dei passeggeri. Parlavano con loro se volevano qualcosa, se volevano salire in coperta. Hanno guidato barca”. L’affermazione ha causato la durissima contestazione da parte di Khalid Arslan – che in carcere ha imparato l’italiano – il quale prima ha urlato: “Lui è responsabile di aver ucciso 100 persone, io non sono scappato come ha fatto lui” e poi ha denunciato: “In carcere ho litigato con lui”. Il presidente del Tribunale ha richiamato all’ordine e nel prosieguo dell’interrogatorio, rispondendo anche a domande dell’avvocato Salvatore Perri, difensore di Khalid Arslan e Hasab Hussain, il testimone ha affermato: “Arslan parlava turco e faceva interprete con noi. Bayram e Mohamed davano ordini ai pakistani di chiedere ai passeggeri se c’era qualcuno che aveva voglia di salire in coperta o aveva bisogno di qualcosa”.
Nel corso dell’udienza è stato anche ascoltato il perito della difesa del due pakistani, Angelo La Marca, che ha verificato la compatibilità della voce di Arslan con quella di alcuni messaggi nei quali il pakistano chiedeva al padre di sbloccare i soldi per pagare il viaggio: la voce dei messaggi – ha detto il perito – è compatibile con quella dell’imputato.
Il prossimo 6 novembre è stata fissata l’udienza per le conclusioni con le richieste di condanna del pubblico ministero.